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Vespa Gran Sport 160: “Spesso le sorprese si nascondono dietro l’angolo, basta cercare e crederci…”

 Questa è un po’ la massima che racchiude la storia di questa vespa 160 Gran Sport seconda serie. Ma facciamo un passo indietro …

La prima serie di questo modello viene presentata nel 1961 al Salone del Motociclo di Milano, sintesi tra la sportività pura della precedente 150 G.S. e l’eleganza, coniugando così prestazioni, linea ed abitabilità. Quest’ultimo aspetto la fa risultare più lunga rispetto alla 150 G.S. La scocca mantiene la  funzione portante e la pedana, nella parte anteriore, è raccordata allo scudo per migliorarne la penetrazione aerodinamica. Il motore mantiene l’aspirazione diretta al cilindro, il che le conferisce un’erogazione pronta e lineare, molto elastica ed esente da fastidiose vibrazioni. L’albero motore è a spalle piene, con i volantini uguali, molto robusto, e lavora su due cuscinetti di generose dimensioni, a sfere dal lato frizione mentre a rulli dal lato volano. Quest’ultimo lavora immerso nel grasso, protetto da due paraoli.

Su questo modello compaiono per la prima volta alcune soluzioni che ritroveremo nella successiva produzione Piaggio, come il bauletto porta oggetti dietro lo scudo, la forcella che per la prima volta adotta un ammortizzatore con molla coassiale e la ruota di scorta sotto la sacca sinistra. L’impianto elettrico comprende una batteria a 6 volts con raddrizzatore di corrente, ed il commutatore con la bella chiave a goccia sul dorso del manubrio. La frizione è a sei molle ma ben più grande che nelle serie utilitarie ed è calettata sull’albero motore con un accoppiamento conico. Lo scarico ha una nuova forma e presenta un incavo passaruota, con l’uscita a destra, sotto il motore. I cerchi ruota sono scomponibili ed hanno le metà uguali con un canale più largo. Questi cerchi verranno montati solo sulla 160 GS e sulla successiva 180 SS.

Ora torniamo a questa vespa gentilmente concessa da un amico per l’articolo, come Vi avevo anticipato nelle prime righe. Riporto il suo racconto:

 “ Tengo a precisare, come si evince dalle foto, che è un esemplare conservato, tranne qualche ritocco come l’antirombo dato sotto la pedana. Il rinvenimento di questa vespa è avvenuto quasi casualmente, come si fa di solito, chiedendo ad amici e parenti, finché un giorno, un conoscente al bar mi dice che in una baracca di un paese di montagna, c’è una vespa: ”è grossa sai, non la solita vespa… ed è bianca”.

 Pochi indizi, tra me penso sarà la classica vespa utilitaria anni ‘60. Mi faccio comunque lasciare il numero di telefono, promettendomi che avrei contattato il proprietario. Passa del tempo, finché una domenica mattina di primavera prendo l’iniziativa e lo chiamo. Il tipo dice di essere il nipote del proprietario della vespa, e che a luglio torna lo zio che da anni vive in Canada, ed è con lui che devo parlare.  Ai primi di luglio torno al paese, mi reco sul posto, e la vedo… è chiaramente una G.S., con svariati ammennicoli, ma è una G.S. senza dubbio, ed anche messa bene, nonostante i pochi riguardi mostrati negli anni verso di lei. Ha tutti i documenti, con ancora il libretto di manutenzione ed il kit attrezzi!.

Aspetto qualche minuto e giunge il proprietario, un signore col quale scambio due chiacchiere, parlando salta fuori che conosceva mio zio, suo coetaneo, anch’esso da anni in America. Morale.. decide di vendermela. Poi come ogni vero affare che si rispetti, stretta di mano e  giù al bar a brindare!.

Torno la settimana successiva per caricare la G.S. e portarla a casa mia, dove nel garage la osservo, la contemplo.. Decido di smontare gli accessori aggiunti nel tempo, il paracolpi anteriore ed il tappetino ne rovinano la linea filante, così li tolgo… la guardo e mi pare sempre più bella. Nelle sere successive, pian piano ne stacco gli adesivi attaccati negli anni, tranne uno, quello al posteriore con la scritta “EU” fatta con le bandiere degli stati europei. Il vecchio proprietario mi racconta che comprò la vespa con i soldi guadagnati appena maggiorenne lavorando in Germania. Tornato in Italia decise di regalarsi una bella G.S. 160 nuova, il massimo tra gli scooter di quegli anni. Per “battezzarla”, tornò a trovare gli amici in Germania ed è lì che acquistò quell'adesivo. La vespa conserva ancora gli adesivi originali della Piaggio, quello grande sul bauletto con le indicazioni per il rodaggio, e quello sotto sella, con la curiosa dicitura “non ostruire il foro”. La sella presenta gli acciacchi del tempo, è vissuta, ma è l’originale “Aquila”.

Lo stato generale del mezzo mi fa orientare verso un restauro conservativo. Pulisco la scocca ed il parafango anteriore, pieni di croste a base di terra, polvere ed olio. D’altra parte, come racconterà il proprietario, questa vespa non ha mai visto una strada asfaltata se non il giorno del suo acquisto…

Restauro completamente solo il motore, per il resto mi limito a pulire ed ingrassare dove serve. Ad oggi, dopo molti chilometri e strapazzi vari, lo considero uno scooter validissimo, molto preciso e divertente nella guida, con una linea incredibile, design su due ruote.”

Perfetto su questo conservato il porta attrezzi Dastra  per mantenere sempre un legame col passato...

 

 

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