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Vecchi tratturi.

"Le strade che si perdono tra le montagne, che non portano da nessuna parte, o meglio, verso nessun posto abitato dall'uomo. Quelle che le cartine nemmeno segnano, quelle che solo chi vuole perdersi può provare. Questi sono i viaggi che valgono la pena di essere fatti."

Immagina di attraversare valli e campi, la terra rossastra piena di pietre, l'erba bruciata dal sole, montagne a perdita d'occhio senza nessuna traccia dell'uomo o di abitazioni. L'aria fresca spazza via la polvere che viene alzata dalla moto che ti precede e crea una lunga scia bianca e polverosa. Stai galleggiando in piedi sulle pedane, lo sguardo teso avanti a cogliere buche o grosse pietre da scartare. La bianca lingua di strada si perde inghiottita tra queste piccole valli incastonate nell'Appennino più remoto, quello dei pastori nomadi e degli animali selvatici. Qui il tempo non conta nulla, è rimasto tutto come secoli fa, quando pastori, briganti, eserciti e animali attraversavano questi luoghi. Le domande del quotidiano ed i problemi qui non hanno senso semplicemente perché non sei la persona che dovresti essere, ma sei te stesso. Poco importa se la moto è vecchia e non è mai a posto, ha sempre qualcosa che non va, eppure ti riporta sempre a casa.  Quante domande senza risposta si rincorrono nella testa, sembrano le nuvole, appaiono e scompaiono, cambiano forma, si dissolvono, sono impalpabili. Se uno cadesse qui, se rompesse qualcosa, se ... Se pensassi tutto ciò non sarei qui, non sarei mai arrivato qui, sarei una persona comoda e apparentemente tranquilla. Perché è la fame di sapere cosa c'è oltre la collina, è l'inquietudine a muovere certe persone, è il luccichio negli occhi, è il viaggio inteso come metafora della vita, è incertezza e avventura, è sentire di essere parte di qualcosa di più grande. Cosa rimane nei ricordi della vita di un uomo? Rimangono attimi, immagini, sensazioni... come di un sogno la mattina presto.     

Davide Stramenga

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